28 marzo 2013

Lo stallo messicano

Tra poco Pigi salirà al Quirinale per riferire a Napolitano l'esito delle sue esplorazioni.
Mi sa che dal piano A si passerà direttamente a quello C saltando a piè pari il B.
E poi ci sarà da ridere.
Perchè lo stallo messicano di solito finisce così.

Bella Francè!

Oggi Francesco Totti festeggia vent'anni con la maglia della Roma. Un tempo incredibile, una fedeltà commovente.
Un campione di quelli che ne vengono fuori uno ogni venti-trent'anni.
La Gazzetta dello Sport lo ha voluto celebrare con un'intervista a 360°, ricca di aneddoti, riflessioni e immagini di un calcio che oggi può sembrare lontanissimo ma che io ho in mente come se fosse ieri (perchè alla fine, 30 anni, son pochi solo per far politica...).
Non so cosa passi per la testa a Totti. Credo però di sapere cosa stiano vivendo i tifosi romanisti.
In massa allo stadio o davanti ai televisori, sanno bene che lo spettacolo è agli sgoccioli. Le punizioni, gli assist, i rigori, il pollicione in bocca son momenti da godersi fino in fondo, consapevoli che tra non molto calerà il sipario.
Lo so bene perchè l'ho vissuto io l'anno scorso, quando tra i "no comment" e i "vedremo" si sapeva benissimo che sarebbe stata l'ultima stagione di Del Piero alla Juve. Lo sapevamo perchè i gol con la Roma, con la Lazio o con l'Atalanta all'ultima di campionato avevano un gusto diverso. Ogni volta che Ale entrava in campo, tirava una punizione o faceva un passaggio, a me prendeva un po' di malinconia e anche di rimpianto.
Mi rendevo conto che si stava chiudendo un'epoca sportiva ma, sembra stupido, anche una fase della mia vita, come scrissi qui in quei giorni.
Oggi Francesco Costa, romanista sfegatato, si pone la stessa domanda. E dopo?
Dopo sarà strano ma bello. Dopo ci si guarda indietro e ci si accorge di essere un po' meno bambini e un po' più uomini.


    

27 marzo 2013

E ora, il piano C

Crimi ha appena dichiarato che il M5S é disposto a trattare sulla costituzione di un governo guidato da una persona terza indicata da Napolitano.
Da esperto del web, si vede che legge qualche blog...

Because change happens

"When all our voices are heard, that's when change happens".

Noi invece stiamo a parlar di fiducia, sedie e altre amenità simili.
Vabbè.

26 marzo 2013

Primum, vivere

Oggi Francesco Costa pubblica un pezzo molto duro nei confronti di Bersani, bollando i suoi tentativi per far nascere un governo come una "strategia della perdita di tempo".
Io non sarei così tranchant.
O per lo meno, partirei dal presupposto che non ci sono tante altre alternative a quello che Bersani sta provando a fare in queste ore: provare a strappare la fiducia al Senato per poi incalzare le forze politiche in Parlamento, provvediamento dopo provvedimento.
La situazione impone una scelta del genere, sia perchè ci sono delle scadenze (vedi IMU, Tares, Irpef) che non possono essere affronatate senza ammortizzatori sociali e senza un governo che dia delle indicazioni. Son cose serie, che interessano tutti noi e che valgono, secondo le stime, una ventina abbondante di miliardi di euro. Come se non bastasse, c'è tutta la partita istituzionale legata all'elezione del nuovo presidente della Repubblica, che inizierà non prima del 20 aprile e credo si protrarrà fino a metà maggio. Solo il successore di Napolitano potrà sciogliere le Camere e indire, nel caso, nuove elezioni.
In mezzo a queste esigenze pratiche, c'è anche quella politica, legittima, del Pd e del centrosinistra. E cioè di non regalare a Grillo altro terreno e a Berlusconi il ruolo di salvatore della patria.
Situazione incasinatissima, resa ancora più grave dal fatto che due delle tre minoranze/maggioranze continuano a disinteressarsi di tutto quanto scritto sopra, continuando nella loro personalissima campagna elettorale. Per la serie, tanto peggio, tanto meglio.
Con un quadro del genere, pensare di non fare il governo e tornare subito al voto quindi è da matti. Non credo quindi che Bersani stia perdendo tempo. Sicuramente se lo sta "prendendo", ed è indubbio, ma lo fa solo per aumentare le chance di far nascere il governo.
E ci son segnali che dicono che la cosa non è poi così impossibile come sembra.
Non sarà un governo lungo, ma potrebbe comunque fare delle cose importanti prima dell'inevitabile ritorno al voto.
Un passo alla volta insomma.
Perchè come diceva Aristotele, per filosofare, prima bisogna essere vivi.



 

25 marzo 2013

Facebook e Obama

Pare che Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook, sia pronto a investire alcuni milioni di dollari per mettere in piedi una fondazione (una lobby, a dirla tutta) per far pressione sulla Casa Bianca e sul Congresso affinchè promuovano una serie di leggi a favore dell'immigrazione, della formazione scuolastica e della ricerca scientifica.
Un modo di fare politica tutto americano, che funziona grazie ad un sistema costituzionale e ad una cultura politica che riesce quasi sempre (quasi eh, mica sempre) a far sintesti di diversi interessi "singoli" promuovendo così quello comune.
Il dato vero però è che mentre in Europa continuiamo a litigare e a rimpallarci responsabilità sulla crisi, dall'altra parte dell'oceano stanno pensando al loro futuro.
Chissà perchè credo abbiano ragione loro.  

22 marzo 2013

Al Senato parte l'operazione stampella

Napolitano ha convocato Bersani, alle 17, al Quirinale.

Dieci senatori, provenienti da Pdl, Lega e Mpa, hanno costituito a Palazzo Madama il gruppo parlamentare "Grandi autonomie e libertà". Si tratta di Mario Ferrara (capogruppo), Gian Marco Centinaio, Jonny Crosio, Giuseppe Compagnone, Antonio Scavone, Giovanni Mauro, Giovanni Bilardi, Laura Bianconi, Luigi Compagna, Lucio Barani. I gruppi al Senato salgono così a otto: PD, PdL, MoVimento 5 Stelle, Scelta Civica, Lega, Per le Autonomie-Psi, Gruppo Misto e il neonato Gal.
(fonte: termometropolitico.it)

Noi però non ci cascheremo.
Vero?

Stasera, Croazia-Bosnia

Questa sera a Zagabria si gioca Croazia-Serbia. E' la prima volta che le due nazionali s'incontrano dopo la fine della guerra, delle pulizie etniche e dai crimini commessi dagli uomini di Milosevic. 
In questi casi si dice che tanto "è solo una partita di pallone", ma è chiaro che non è così.  
Oltre vent'anni fa, la prima manifestazione di violenza che portò alla guerra si verificò proprio durante una partita di calcio, un Dinamo Zagabria-Stella Rossa Belgrado che finì con i tifosi in campo a prendersi a pugni e a bastonate tra di loro, e con Boban che ruppe la mascella a un poliziotto che lo stava manganellando.
Dopo anni di relativa calma, di ricostruzione e di timido sviluppo, la crisi sta colpendo anche i balcani, alimentando il ritorno di estremismi, rancori, ingiustizie e soprusi. L'Uefa ha detto che non tollererà violenze o manifestazioni xenofobe, e lo stesso presidente croato si è mosso per stemperare i toni.
Il clima non è dei migliori, ma l'auguro è che la storia, dopo oltre vent'anni, chiuda il suo cerchio nello stesso luogo in cui la tragedia dei balcani è iniziata.   

21 marzo 2013

Il modello Sicilia

L'altro giorno il presidente Crocetta ha sbandierato ai quattro venti di aver portato a casa, con l'aiuto determinate del M5S, una riforma epocale: l'abolizione delle province della Sicilia.
Basta con questi enti inutili, basta con gli sperchi, tagliamo i costi della politica, ecc, ecc.
Tutto giusto, tutto condivisibile, tutto sacorsanto.
Peccato però che sembra che le cose siano andate un po' diversamente, e che gli unici costi che realmente sono stati tagliati sono quelli della democrazia.
L'unica cosa certa è che è già iniziata la querelle politica per attribuirsi il merito di questa scelta che sembra cambiare tutto ma in realtà cambia quasi niente (ma in Sicilia si sa, il gattopardo è di casa).

20 marzo 2013

Al via le consultazioni

Oggi i rappresentanti dei gruppi parlamentari saranno ricevuti da Napolitano, che darà così il via alle consultazioni per la formazione del nuovo governo.
Credo che l'elezione di Grasso e Boldrini abbia rafforzato l'idea che un governo supportato sia dal centrosinistra, sia dal M5S, si può fare.
Un governo a termine, che dovrà fare poche cose chiare in un tempo breve ben determinato, come scrivevo già qui.
Mi sembra che gli spazi ci siano, così come c'è la consapevolezza che questo giovane Parlamento possa fare più di quanto non abbiano fatto quelli che si sono succeduti nei vent'anni precedenti.
Mi sembra altrettanto chiaro però, che non potrà essere Bersani a guidare l'esecutivo che verrà, nonostante le sue competenze e le sue capacità.
Non ci sono tante altre strade, ma credo che fare un passo indietro oggi significherebbe farne fare tre in avanti all'Italia, e tutto sommato anche al Pd.

19 marzo 2013

Poltronissime. C'è #unaltromodo

Alle ultime elezioni, alcuni assessori provinciali e regionali sono stati eletti in Parlamento.
Cota ha subito preso la palla al balzo per un bel rimpasto, mi auguro l'ultimo della sua sciagurata presidenza.
Anche Saitta ha preso la palla al balzo, per iniziare quello che definisce "il dimagrimento della giunta". D'Ottavio va a Roma ma nessuno lo sostituirà. Saitta riassegnerà la deleghe ad altri membri della giunta.
Una scelta dettata dalla volontà di diminuire i costi della politica.
Poi tanto son sempre tutti uguali no?

I capigruppo del Pd

Oggi LaStampa racconta lo scontro che si sta consumando all'interno del gruppo parlamentare del Pd per la scelta dei capigruppo.
Era ora. Una bella battaglia sul merito e sul rinnovamento e non sul peso delle correnti.
A dirla proprio tutta è un bel po' che c'è una "guerra" tra generazioni.
Almeno dal week end 5-7 novembre 2010, quello in cui Renzi e Civati organizzarono a Firenze la prima vera convention democratica autoconvocata e Bersani, invece di partecipare a quella tre giorni, convocò in fretta e furia un'assemblea nazionale dei segretari di circolo a Roma.
Faccio un mea culpa. Potevamo fare di più, molto di più. Ma avevamo la speranza di rinnovare la politica dopo aver vinto le elezioni.
Visto che non è andata proprio come avevamo sperato (o meglio, come ci avevano raccontato...), adesso non c'è più tattica, schema o timore reverenziale che tenga.
Al passato grazie. Al futuro sì.

18 marzo 2013

Proposte di legge (seconda parte)

Oggi vi ho parlato di due proposte di legge presentate dal Pd in questi primissimi giorni della nuova legislatura.
Bene. Sono due su novantotto.
I conti li ha fatti Giornalettismo, che ha messo nero sui bianco le proposte di legge presentate dai singoli gruppi parlamentari.
Pd e Sel sono quelli che ne hanno presentate di più, 98 appunto.
C' è solo un gruppo che non ha presentato neanche un documento.
Attendiamo fiduciosi.

Legalità e scuola. Riparte il futuro sul serio

L'attenzione dei media in questo week end si è focalizzata sull'elezione dei presidenti di Camera e Senato e sulla possibilità, sempre più concreta, che questo modus operandi da parte del centrosinistra di dare forti segnali di rinnovamento delle istituzioni sia la strada scelta da Bersani per provare a iniziare questa legislatura complicatissima.
Un altro passaggio importante sarà la scelta dei capigruppo, che avverrà domani e che credo ci riserverà altre due piacevoli sorprese.
Come ho già scritto qui però, non si vive di soli gesti. Ci vogliono scelte concrete, proposte chiare e che segnino una forte rottura con quello che abbiamo vissuto in questi ultimi anni.
Scelte che stanno arrivando.
Ve ne segnalo due, che mi son sembrate le più significative. La prima è la proposta di legge contro la corruzione e il falso in bilancio presentata proprio da Grasso poco prima di diventare Presidente del Senato. La seconda invece arriva da casa nostra. I deputati piemontesi Umberto D'Ottavio, Davide Mattiello e Antonio Boccuzzi hanno depositato una proposta di legge per destinare una parte dell'8x1000 per l'edilizia scolastica.
Un'accoppiata che mi piace, che va a braccetto, che parla al futuro.
Segnali e scelte chiare.
Da questa situazione se ne esce solo così.
Facendo le cose che servono ma soprattutto facendole subito e bene.

16 marzo 2013

I segnali e le scelte

Il centrosinistra candiderà alla presidenza di Camera e Senato Laura Boldrini e Piero Grasso.
Niente da dire. Sono due nomi di altissimo livello, garanzia di trasparenza, correttezza e rigore. Cosa non da poco visto che la legislatura che è appena iniziata sarà un filo complicata (diciamo così...).
Quando ho appreso questa notizia ho tirato un sospiro di sollievo. C'è vita su Marte.
La scelta di votare scheda bianca, ma soprattutto i rumors che circolavano intorno ai nomi di Franchescini e Finocchiaro come possibili candidati mi avevano sconsolato. "Questi qui non han capito proprio niente" è la prima cosa che ho pensato.
E invece devo dire che il centrosinistra si è comportato molto bene. Ha tenuto aperta la porta del dialogo istituzionale, ha protetto da eventuali speculazioni giornalistiche i due candidati e li ha tirati fuori al momento buono, sparigliando il mazzo di brutto.
Mi han raccontato che una volta la politica si faceva così. Sia "tatticamente", sia come promozione di pesonalità alte. Non saprei dire, non ero ancora nato. Io mi son beccato solo anni di personaggi e scelte incommentabili.
Complimenti a chi ha avuto questa pensata. :)
Chi si aspettava l'arroccamento del politiburo (e devo dire che ho avuto paura anche io) è stato deluso. I cosiddetti "segnali" non sono esclusiva degli ultimi arrivati, anzi.
Sarebbe però ora che dai segnali si passasse alle scelte. Lo so che è un po' più complicato, perchè ci si deve sporcare le mani, però è un passaggio inevitabile.
Anche perchè c'è un Paese che non ce la fa più e che, nonostante tutto, si aspetta molto da questo Parlamento ringiovanito e rinnovato. In questa situazione farsi le foto con l'iPhone nel Transatlantico o all'entrata della metro, o fare a gara a chi ha la cravatta più strana sa tanto di orchestrina che suona mentre il Titanic affonda.  
    

15 marzo 2013

14 marzo 2013

Tanto son tutti uguali (anche in Lombardia)

Sarà.
Ultimamente fatico a mettere insieme i pezzi.
Dubito però che Umberto Ambrosoli avrebbe scelto Paola Ferrari come Assessore alla Cultura della Lombardia.
Dubito anche che il gruppo del Pd avrebbe messo in scena una pagliacciata del genere per scegliere il proprio capogruppo.
Amici lombardi, buon divertimento.

No ma fate con calma

Tra presidenze delle camere, dirette streaming, interviste, retroscena, insulti, sparate varie, noi qui continuiamo a divertirci come matti.

13 marzo 2013

Sarebbe un peccato

La sceneggiata dei parlamentari del Pdl davanti al tribunale di Milano, e il successivo tiro della giacchetta a Napolitano sulla vicenda processuale di mister B., mi ha intristito, scoraggiato e anche un po' disgustato.
In un Paese che affonda, la prima cosa che viene in mente a questi qui è attaccare la magistratura che ha indagato il loro padre-padrone-pagatore.
L'unico fatto positivo è che per la prima volta nella storia della Repubblica abbiamo un Parlamento che, in teoria, potrebbe approvare una serie di provvedimenti in grado di mettere fine al cabaret di questi ultimi vent'anni.
Ovviamente non solo per questo, ma anche per questo, sarebbe un peccato gettare al vento questa opportunità.
  

12 marzo 2013

Sui costi della politica

Visto che è l'argomento del giorno (anzi, degli ultimi anni) e visto che mi è toccato dibatterne pubblicamente più di una volta, scrivo brevemente anche qui che ne penso, partendo da una serie di riflessioni fatte ieri sera con un amico. 
L'errore è pensare che la politica non abbia spese. Il delitto è pensare di poter usare questa verità come "paravento". Il referendum di 20 anni fa ha abolito il finanziamento ai partiti ma non i rimbosi elettorali. Il punto è che è vergognoso incassare, per fare un esempio a me vicino, 48 milioni di euro a fronte di una spesa di 6,5. La cosa sbagliata è che i rimborsi vengono elargiti un tot a voto e non in base alle spese, ed è questa la prima cosa da cambiare.
La nota positiva è che non dobbiamo inventarci niente, basta solo guardare cosa capita altrove e scegliere la soluzione che ci sembra migliore.
Negli altri paesi del mondo ci sono delle regole molto vincolanti per le spese dei partiti, a vari livelli. In Germania, per esempio, le spese dei gruppi parlamentari sono gestite direttamente dal Parlamento tedesco. Ti serve uno staff per fare il tuo lavoro? Bene, te lo pago io mettendo un tetto alle spese e selezionando i collaboratori.
Negli USA, dove il finanziamento pubblico è talmente basso che nessuno lo utilizza, le spese per la politica sono sostenute dai privati e sono enormemente superiori alle nostre ma si sta lo stesso pensando di introdurre un finanziamento pubblico corposo per evitare che le lobby influiscano sulle scelte dei partiti che sostengono e finanziano.
Da noi c'è poi un problema "tecnico". I nostri partiti non hanno una ragione sociale. Non sono cooperative, srl, spa, onlus o altro. Basterebbe modificare questo punto per avere un quadro molto più trasparente.
Non basta? Si vuole proprio togliere togliere il finanziamento pubblico?
Bene, basta che lo si sostituisca con qualcos'altro, proprio per evitare che solo i miliardari o i grandi poteri possano finanziare la politica. Le soluzioni alternative ci sono, come questa che da un anno circa gira per il web e che è sostenuta anche da un neo parlamentare come Pippo Civati. Un modo per far partecipare i cittadini e per sgravare il bilancio pubblico.
E poi basta usare la fantasia. In una bella discussione di qualche giorno fa ho sentito delle proposte molto interessanti. Tipo, in campagna elettorale non la si potrebbe smettere con tutti questi manifesti e volantini che lasciano il tempo che trovano? Non sarebbe meglio che lo Stato mettesse online, su un sito governativo, tutti i programmi e tutte le biografie dei candidati? O che riservasse a sue spese degli spazi (gli stessi) da affidare ai partiti a rotazione? O che mandasse in soffitta questa finta par condicio, obbligando i candidati e i gruppi politici a partecipare ai dibattiti televisivi?      
Una volta che abbiamo fatto tutto questo però, ricordiamoci che i veri grandi sprechi della politica stanno altrove. Gli sprechi sono i fiumi di soldi che a vari livelli girano nelle istituzioni. Quanti staffisti in regione o in provincia per ogni gruppo consiliare? Quanti progetti di amici finanziati con i soldi di tutti? Quante cene, trasferte, feste pagate con i nostri soldi? Quante persone sguazzano in questo sistema, portando a casa la pagnotta (e spesso anche un po' di prosciutto)?
Questo è un argomento delicato, e purtroppo mi rendo conto che gli eccessi, le ruberie e lo squilibrio di questi anni hanno costruito un clima per cui fare dei ragionamenti su questo tema è quasi impossibile. Al centro di tutto ci sono i soldi (e visto che in sto periodo ne girano pochi, non potrebbe essere altrimenti), non il normale funzionamento della democrazia e quindi chi vuole mantenere il finanziamento pubblico così com'è è un ladro, chi lo vuole togliere un salvatore della patria (salvo poi scoprire retroscena molto interessanti).
Chi, come me e altri, pensa invece che il finanziamento debba esssere mantentuo ma regolamentato e soprattutto ridotto drasticamente, semplicemente non viene considerato. Evidentemente è già una posizione troppo lontana dallo stomaco.
Qui non ci sono vie di mezzo. O bianco, o nero. Un modo di pensare tutto italiano che non ci ha portato molto lontano.
 
 
 
 

11 marzo 2013

Lo spazio della politica

Oggi Grillo ha dichiarato che si ritirerà dalla politica se i parlamentari pentastellati decidessero di votare la fiducia ad un qualsiasi governo formato "dai partiti".
Sorvolo sul fatto che anche l'M5S è un partito e quindi sarebbe interessante capire da chi dovrebbe essere guidato e sostenuto il prossimo governo. Sorvolo anche sul fatto che il "semplice megafono" imponga, nel primo giorno della nuova legislatura, una sorta di fiducia su sè stesso, consapevole di trovarsi di fronte ad un bivio: provare a formare un governo con il centrosinistra, ascoltando i milioni di elettori che lo han scelto per fare delle cose, o mandare tutto al diavolo dando retta ai migliaia di militanti e fan più scalmanati. 
Deve cioè capire se vuole far politica davvero o se invece ammettere di non essere interessato.
Vi rimando alle belle riflessioni su questo tema fatte oggi da Pippo Civati e da Stefano Aurighi.
La cosa interessante è che un dilemma ugualmente profondo, e dagli esiti non scontati, lo sta attraversando anche il Pd.
Al di là delle vicende legate al governo e alla gestione di queste difficili settimane, dentro il partito sta crescendo in maniera sempre più visibile e diffusa il malcontento di una base che, dopo aver subito storcendo il naso le scelte fatte in questi ultimi tre anni, dopo i risultati di due settimane fa appare sempre più decisa nel chiedere conto ai dirigenti dei loro fallimenti.
In ordine sparso, gli interventi di Soru, Civati e Cuperlo in direzione nazionale, il bell'intervento di Matteo Franceschini Beghini alla direzione provinciale di giovedì, la nostra iniziativa sabato, le iniziative su Facebook a favore di un governo di scopo, i tentativi simili di Puppato ed Errani, il ritorno in campo di Renzi.
I primi essmpi che mi son venuti in mente, che però hanno in comune una cosa. La consapevolezza che il Pd non si deve svecchiare; deve proprio cambiare. Radicalmente e velocemente. Non una resa dei conti ma una resa di fronte alla realtà.
Insomma, dopo vent'anni di immobilismo e di tatticismi, pare stia tornado il tempo della politica.
Quella che propone soluzioni, che fissa le priorità, che coinvolge i cittadini, che ci mette la faccia.
Quella che ha tanti padri (i cittadini) e nessun padrone.
Che sia la volta buona?

10 marzo 2013

Cambiare si può - riflessioni condivise

In breve.
Ieri è stata una bella giornata di politica, di confronto, di umanità. 
Di quelle che se ne fanno sempre troppo poche e che dobbiamo imparare a diffondere e a coltivare.
Basta poco e dà molto. 
Resto sempre di sale quando mi rendo conto di quante energie, competenze e intelligenze il PD ha dentro di sè, probabilmente senza neanche saperlo. Un delitto non coinvolgerle e attivarle. Noi abbiamo voluto fare solo questo. Creare un luogo dove incontrarci. Per capire che non siamo soli e che c'é #unaltromodo.
La riflessione di Ilda e i conti e le parole di Daniele, due compagni di viaggio preziosi.
Un enorme grazie e un abbraccio a tutti quelli che sono intervenuti e a cui ricordo di continuare ad animare la pagina Facebook.
Anche un viaggio di mille chilometri inizia con un piccolo passo...o con un clic.   

8 marzo 2013

Cambiare si può

Allora, ci siamo quasi.
Domani, dalle 10 in avanti, in via Cecchi 15, proveremo a rimettere in marcia il Pd e tutto il centrosinistra partendo da noi, militanti, simpatizzanti, elettori e semplici cittadini. Noi che crediamo ancora nella politica e nel cambiamento.
Abbiamo ricevuto un sacco di adesioni, di mail, di richieste di interventi. Segno che c'è tanta voglia di partecipare, di farsi coinvolgere e di coinvolgere le persone vicine a noi.
Non sarà una riunione di corrente o di carbonari come ha scritto qualcuno.
Tutti invitati, ognuno con le proprie idee, le proprie incazzature e le proprie speranze.  
Sarà un incontro libero e aperto, senza gabbie e schemi.
Con una prospettiva sola.
Favorire il cambiamento e il rinnovamento.
Della politica e del Pd.
Possibilmente, prima che sia troppo tardi.

7 marzo 2013

Un commento sulla direzione nazionale

Parto dalla polemica che sta riempiendo le colonne dei giornali di oggi.
Ieri Matteo Renzi ha abbandonato quasi subito, e senza intervenire, la direzione nazionale del Partito Democratico.
Una scelta che è stata molto criticata da alcuni degli intervenuti e anche dai media.
Fino a lunedì scorso mi sarei aggiunto anche io al coro delle critiche, ma dopo l'esito del voto mi sembra che qualsiasi cosa faccia Renzi stia diventando un alibi per una classe dirigente che ieri, durante il dibattito, ha dimostrato di non aver capito granchè di quello che è successo.
Ci hanno provato Pippo Civati, Renato Soru e a modo suo anche Gianni Cuperlo a ricollegare la dirigenza del Pd alla realtà. Temo con scarsi risultati.
Franceschini ha di nuovo tirato fuori Monti, D'Alema la "destra senza Berlusconi" (che non esiste), qualcuno l'eterno dualismo tra liberalismo e socialdemocrazia che nel resto del mondo, mi spiace per loro, non esiste più.
Invece di parlare di tutto questo, l'attenzione si è spostata su Renzi, che abbandonando la direzione non credo volesse fare lo spaccone o l'ennesimo colpo di teatro, ma abbia dimostrato di iniziare a perdere la speranza di cambiare il Pd.
Io credo che si sbagli, ma inizio a non avere più molte certezze e usare questo episodio per imbastire una polemica personalistica non fa che accrescerle.
Sono preoccupato, perchè vedo tanti militanti e tanti elettori consapevoli di quanto sta accadendo, della difficoltà di chi dirige il Pd di interpretare il cambiamento e di essere percepita come forza di rottura. Vedo anche persone che si sono allontanate per questo motivo ma che, ancora e nonostante tutto, ci osservano con attenzione per vedere se abbiamo capito la lezione.
C'è un ancora una grossa fetta di cittadini che vorrebbe credere al Pd, ma che non lo fa per colpa di un gruppo dirigente sparuto, autorefernziale e sempre più asserragliato sulle proprie posizioni.
Paradossalmente, Bersani ha compreso questa situazione ma credo non sappia bene come uscirne, impelagato com'è in questo caos istituzionale.
Un modo ci sarebbe. L'unico, tra l'altro. Sostenere una nuova classe dirigente mettendoci la faccia senza far più calcoli. Quelli che alla fine son sempre sbagliati.
Un nome in campo c'è già, da alcuni mesi anche. Quello di Pippo Civati, che per le sue capacità e la sua lucidità rende l'unica strada percorribile anche la migliore.

5 marzo 2013

#unaltromodo

Passato lo tsunami, le cose che restano in piedi son poche. Allo smarrimento e alla rabbia però deve seguire subito l'entusiasmo e la voglia di ricominciare. 
La scoppola elettorale ci ha demoralizzato e, forse, anche un po' diviso.
L'idea mia, di Ilda e di Daniele è quella di fare tesoro di quello che è successo e provare a ripartire, partendo veramente dal Pd e dal centrosinistra. Non dai dirigenti, ma dagli elettori. 
Dai noi.      
Vogliamo fare F5 sul Pd e sulla politica italiana, ma non possiamo permettere che siano sempre i soliti a indicarci la strada (spesso, quella sbagliata).
Dobbiamo farlo tutti insieme, inventarci #unaltromodo (che è poi lo slogan della giornata) per rioccuparci della politica, rioccupandola.  
Vi aspettiamo sabato mattina, dalle 10 in poi, al Cecchi Point di via Cecchi 15 per discutere e capire insieme a voi come rimettere in marcia il centrosinistra.
Una giornata alla pari, a mani nude, senza scalette, solo un microfono e le idee di tutti noi.
Chiunque voglia intervenire prepari una parola guida e un intervento di 5 minuti. Niente di più.
Registreremo tutto, metteremo gli interventi online e li trasmetteremo a tutti i partiti del centrosinistra.

L'evento Facebook, con le info e la discussione che sta nascendo i queste ore, qui.

 

Tutto qui?

Fatemi capire.
La rivoluzione culturale dello tsunami passa attraverso un governo tecnico?
Cioè, il cambiamento invocato da anni nelle piazze di tutta Italia diventerebbe realtà con una replica, con attori diversi per carità, del film che abbiamo visto negli ultimi 18 mesi?
Un tatticismo studiato a tavolino per tenere in piedi un governo debole, con cui fare il tiro al bersaglio dalla mattina alla sera, senza assumersi mezza responsabilità, sperando di andare a votare il prima possibile con l'unico obiettivo di recuperare qualche voto in più?
Sul serio?
Se non ci fosse di mezzo una crisi economica da far paura, un attacco alla Costituzione e alla democrazia parlamentare, quasi quasi sarebbe anche interessante assistere a questa partita a scacchi tra ciechi.
Invece è un balletto che fa venire il voltastomaco.
  

4 marzo 2013

Idea vacanza, idea sviluppo

Oggi ho letto di questo bellissimo percorso per ciclisti ideato in occasione delle Olimpiadi londinesi dell'anno scorso. Una ciclovia che collega Parigi a Londra; un percorso di 400 km in mezzo al verde della Normandia, lungo le rive della Senna che arriva fino al Kent e alle sponde del Tamigi.
Niente di nuovo eh. In giro per l'Europa esistono già diverse ciclovie, come quella lungo il Danubio, o quelle tedesche nella foresta nera oppure i famosi itinerari olandesi.
Noi invece, che abbiamo la fortuna di vivere in uno dei Paesi più belli del mondo, di questo tipo di turismo non ne vogliamo sentir parlare.
L'unico progetto messo in piedi in tutti questi anni si chiama VenTo e che dovrebbe collegare Venezia con Torino. Un progetto che si sta faticosamente affermando, ma che necessità di un investimento di 80 milioni di euro per essere messo a regime.
80 milioni di euro, che sono il costo di 1-2 km di autostrada, sembrano una cifra considerevole per un progetto del genere, specialmente in tempi di crisi. Le cose prendono un'altra prospettiva se si pensa che la ricaduta economica annua della ciclovia del Danubio è stimata in 71,8 milioni di euro.
Pensate che bello se un progetto del genere lo pensassimo anche noi in Valsusa? Una roba tipo BarCa (da Bardonecchia a Caselette). Si parte dalle piste olimpiche e si arriva ai piedi del Musinè ripercorrendo quella che una volta era la via Francigena, oppure lungo le rive della Dora.
Sarebbe una grande opera mica da ridere...


             

L'ipotesi governissimo

Si sta facendo largo in queste ultime ore, in maniera sempre più insistente.
Ne hanno scritto Ferruccio De Bortoli ed Eugenio Scalfari e pare sia l'ipotesi caldeggiata anche dal presidente Napolitano. 
Il motivo? Rifare la legge elettorale, fare una legge sul conflitto d'interessi, una sui costi della politica e poi tornare a votare.
Volendo solo fare il "tifoso", mi vien da dire che se questa ipotesi diventasse realtà, il Pd chiuderebbe baracca e burattini. Anche giustamente.
Ma visto che in gioco c'è soprattutto il futuro di tutti noi, mi vien difficile credere che un governo fatto dagli stessi che in questi vent'anni han bloccato sul nascere qualsiasi tentativo di riforma della politica possano, in sei mesi, mettersi d'accordo sul da farsi.
Ultima cosa.
Poi magari mi sbaglio, o mi ricordo male, ma quando Monti è andato a Palazzo Chigi non doveva proprio fare queste cose qui? E ci è riuscito?
Ecco.
 

2 marzo 2013

Numeri da brividi

Mentre si sprecano le speculazioni giornalistiche, i tira e molla tra i partiti, gli insulti, gli abboccamenti più o meno sotterranei, ieri l'Istat ha pubblicato i numeri sull'occupazione, quelli sulla pressione fiscale e sul Pil.
Un disastro, roba da mettersi le mani nei capelli. Numeri che hanno spinto gli analisti a prevedere una ripresa dell'economia italiana a partire dal 2016.
Sarebbe bello sentir parlare di come uscire da questa situazione che mi fa venire in mente gli anni precedenti alla seconda guerra mondiale invece di passare le giornate a insultarsi o a perdersi in calcoli elettorali.
Lo tsunami tour è finito. Lo tsunami economico invece no. 

1 marzo 2013

Due cose su Matteo Renzi (semplici)

Una delle frasi più ricorrenti di questa settimana è: "Se ci fosse stato Matteo Renzi il centrosinistra avrebbe vinto". Oppure, "se c'era Renzi avrei votato il Pd, invece ho votato Grillo/Berlusconi (a scelta)".  
Ora, come ho già scritto qui non credo che la situazione sarebbe cambiata di molto (oppure sì, non lo so, ma tanto che senso ha discuterne adesso?), ma mi preme dire due cose.
1) Abbiamo fatto le primarie. Bastava venirlo a votare, Matteo Renzi.
2) Davvero qualcuno crede che Renzi, Grillo e Berlusconi siano la stessa cosa? No perchè in tema di politiche del lavoro, diritti civili, Europa, innovazione, democrazia e altri cento temi ancora, la pensano in maniera abbastanza diversa.

 

Grilli, giaguari e bufale

Oggi il Corriere della Sera, che secondo la vulgata sarebbe il più autorevole quotidiano italiano, spara in testa alla sua versione online un pezzo intitolato "Renzi: sono pronto a fare un premier", citando come fonte di questa notizia bomba delle chiacchiere da bar che Renzi avrebbe fatto a non si sa bene con chi, nè quando. Tutto virgolettato, tutto raccontato come se fosse un dialogo di Tarantino.
Renzi ha già smentito su Twitter, ma la bomba è stata lanciata.
Come sostengo da tempo, la politica va rifondata dalla base, ma altrettanto deve essere fatto con il mondo dell'informazione.
Perchè non se ne può più di notizie vere per metà, di articoli fatti sulle veline delle agenzie, di dichiarazioni strappate su cui vengono costruiti teoremi, di dialoghi inventati di sana pianta
La mala informazione ha alimentato in questi anni la mala politica, essenzialmente perchè questi due mondi si sorreggono e si sotengono a vicenda.
Il problema dell'accesso alle informazioni è il vero problema dei nostri giorni. Perchè se è vero che sul web si trova tutto ma anche il contrario di tutto, e ogni opinione diventa un fatto e genera dibattito e spesso anche bufale clamorose, è altrettanto vero che i media "tradizionali" (o tradizionalisti) non fanno niente per dare informazioni credibili e strutturate, ma cercano solo lo scoop ad ogni costo      
Vi posto qui un bel pezzo di Luca Sofri che spiega molto meglio di me questo concetto (anche lui, per la centocinquantesima volta).